– Ora, Gianna, – disse Simone, massaggiandosi attraverso i pantaloni, – comincia a scopare quel coso di plastica. Voglio vederti prenderlo con gusto, su e giu’, come una cagna in calore. La ragazza era quasi al limite della sua capacita’ di sopportare il dolore, ma cerco’ di obbedire. Debolmente, inizio’ a muovere il bacino su e giu’ sull’orribile oggetto che le violentava la vagina. Carlo e Simone potevano vedere le sue grandi labbra, oscenamente aperte dal grosso fallo, scivolare lungo di esso aprendosi e richiudendosi mentre lei scendeva e risaliva. - Benissimo. Ora ti spiegheremo cosa ci aspettiamo da te, – disse quindi Simone. – Tu continua a scopare quel cazzone. Hai sentito? Gianna, suo malgrado, annui’. Ogni movimento su quell’asta di lattice le procurava nuovo dolore, non solo alla vagina, ma anche ai seni, resi ipersensibili dalla stretta morsa del nastro adesivo e delle mollette. - Questa sera, verrai esibita a un gruppo di nostri amici, – disse Simone. – La scena verra’ ripresa, e molti degli spettatori hanno pagato per vederla, percio’ dovremo essere molto severi se la rovini comportandoti male. E’ chiaro? Gianna spalanco’ gli occhi, ma non pote’ che annuire. - Carlo, – disse Simone, – questa troia in genere ha bisogno di qualche stimolo per ascoltare bene gli ordini che le vengono impartiti. Che ne dici di occuparti del suo culone mentre vado avanti? Carlo sorrise, avvicinandosi alla ragazza. Si mise di fronte a lei e si slaccio’ la cintura, sfilandola. – Me ne occupero’ molto volentieri, – disse. Si sposto’ di fianco a lei, e le si avvicino’ all’orecchio. – Fra poco, – le sussurro’, – il tuo culetto brucera’ molto. Mi dispiace, ma sembra che sia necessario per farti fare la brava. Prima di spostarsi dietro di lei, si chino’ per leccare i seni legati della ragazza. Gianna rabbrividi’ mentre la lingua di Carlo scivolava sulla sua pelle nuda. Quindi, l’uomo morse leggermente una mammella di Gianna, strappandole un mugolio di dolore, appena soffocato dal bavaglio di cuoio. Carlo rise e si sposto’ dietro di lei, piegando la cinghia in due. Mentre Gianna continuava a impalarsi sul fallo di lattice, lui inizio’ a colpirla sulle natiche nude. Simone riprese. – Allora, Gianna, dicevamo… – disse. – Ora ti spieghero’ come comportarti questa sera. Sappi che se non fai come ti dico, e rovini lo spettacolo, dovremo replicare domani sera. Non ti riporteremo a casa finche’ non avrai fatto quello che vogliamo da te, anche a costo di andare avanti tutte le sere della prossima settimana. E’ chiaro? Gianna chiuse gli occhi per una violenta cinghiata sulle natiche, e poi annui’. Le lacrime bagnavano il bavaglio di cuoio. - Bene, – continuo’ Simone. – Regola numero uno: obbedire. Qualunque ordine tu riceva, per quanto doloroso o umiliante ti possa sembrare, dovrai obbedire senza esitare nemmeno un secondo, senza protestare, e senza implorare o piagnucolare. In genere siamo tolleranti delle tue stupide suppliche, ma non questa sera. Fai quello che ti viene chiesto, fallo subito, e fallo bene. Non sto scherzando. E’ chiaro? Gianna annui’ ancora. – Non ne sono convinto, – disse Simone, facendo un gesto a Carlo. Gli indico’ i seni di Gianna. L’uomo, sorridendo sadicamente, si sposto’ di fianco a lei e le assesto’ una cinghiata sulle tette nude e legate. Gianna fece un lungo mugolio di dolore, chiudendo gli occhi mentre numerose lacrime le rigavano le guance. - Sei sicura che sia chiaro, puttana? – insistette Simone. bavaglio di cuoio.