Romano sorrise del tentativo di Gianna. – Allarga le cosce, puttanona. Gianna divarico’ le cosce. Romano le palpo’, lasciando scivolare la mano sull’orlo delle autoreggenti, facendola risalire, infilandola fra le gambe della fanciulla per palparle la vagina. Inizio’ ad accarezzarle il clitoride. – Ora voglio sentirti bagnare come una vacca, – le disse. Gianna arrossi’. Non sapeva come fare per compiacerlo. Cerco’ di concentrarsi sul piacere che le mani dell’uomo le davano, ma il dolore ai seni e alle natiche era ancora troppo cocente. – La prego… – mormoro’, – non posso… - Certo che puoi, vacca, – le disse lui, – le puttane come te si bagnano molto facilmente. Pensa al grosso cazzo che prenderai in culo fra non molto… Gianna singhiozzo’ e cerco’ di sottostare ai desideri di Romano. Lui la stava penetrando con l’indice e il medio, mentre il pollice le strofinava il clito. Gradualmente, senti’ il piacere crescere. – Cosi’ va bene, – disse Romano, sentendo che le sue dita scivolavano piu’ facilmente dentro la ragazza. – Voglio che la tua fica sia ben bagnata prima di cominciare a punirla. Gianna non sapeva piu’ come implorarlo di non proseguire quelle terribili torture. La sua vagina si stava effettivamente bagnando, mentre la ragazza ancora ruotava le anche per incontrare i movimenti delle dita del suo aguzzino. Finalmente, Romano ritenne che Gianna fosse abbastanza bagnata. Le si avvicino’ all’orecchio, glielo lecco’, e poi le sussurro’: – ora chiedimi di punire la tua fica. Gianna esito’, piangendo. Non aveva scelta. – La prego… – mormoro’. – La prego… punisca la mia fica… L’uomo sorrise e disse a Gianna di salire in ginocchio sul tavolo, e di mettersi a quattro zampe. Lei non pote’ che obbedire. L’uomo si avvicino’ a lei da dietro. La vagina di Gianna, esposta e con le grandi labbra colorate di rossetto, era uno spettacolo davvero volgare, ed eccitante. – Che bella ficona sugosa, – le disse, chinandosi in avanti e leccandola lentamente. Gianna rabbrividi’ sentendo la lingua di Romano sul suo sesso. – Sara’ un vero piacere farla soffrire, – continuo’ Romano, spingendo con la lingua fra le grandi labbra umide della ragazza.