mollette sul clitoride

Gianna lo guardo’ timorosa, mentre lui le pizzicava le grandi labbra. – Credo che tu abbia bisogno di soffrire anche qui, – le disse. – Prendi altre due mollette.
- Si… signore, – mormoro’ lei. Sapeva di essere effettivamente bagnata, sebbene odiasse l’idea. Era il tono di quell’uomo, la calma con cui la umiliava. Quello sguardo penetrante, che la faceva sentire in soggezione, piu’ di quanto le fosse accaduto in precedenza con i suoi ricattatori. Prese due mollette dalla tasca del grembiule.
- Mettile, avanti, – le disse.
Gianna, tremando per la vergogna, si prese il labbro destro della vagina. Dovette tirarlo leggermente verso il basso, e vi applico’ la molletta, trattenendo un gemito di dolore.
Il Marchi scosse il capo. – Prendi quella grassa fica piu’ a fondo, Gianna.
- Si, signore, – mormoro’ ancora lei, arrossendo ancora di piu’. Apri’ la molletta e tiro’ il labbro della vagina con piu’ forza verso il basso, spingendo la molletta piu’ avanti. Quando la rilascio’, il dolore di quel morso fu ancora piu’ intenso, e la ragazza emise un gemito soffocato, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Il Marchi la fisso’ senza dir nulla, e lascio’ che Gianna applico’ la seconda molletta, nello stesso modo.
- Tira le mollette verso l’esterno per aprirti meglio che puoi, – le disse. Gianna obbedi’.
- Sai cosa significa quello che ti sto facendo fare, vero, Gianna? – disse Marchi, allungando la mano e iniziando a far scivolare un dito sul clitoride esposto della fanciulla. – Serve a renderti consapevole del fatto che i diritti dei servi non contano nulla per i padroni. Sono io che dispongo della tua fica, delle tue tette, del tuo culo. E non solo per oggi.
L’uomo prese il clitoride di Gianna fra il pollice e l’indice e lo premette, aumentando lentamente la pressione, fissando la ragazza, guardando le lacrime che si formavano nei suoi occhi, le labbra che le tremavano per il dolore. – Il ricatto c’entra solo in parte, – le disse. – Anche se tu non ti fossi mai imbattuta in Romano e suo nipote, saresti comunque una serva. Hai bisogno di un lavoro, di soldi, di una casa. Tutte cose che io potrei toglierti quando voglio. E’ per questo che posso trattarti in questo modo. Lo capisci?

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