Nei giorni successivi, Gianna cerco’ di dimenticare l’accaduto. Il suo nome era comparso nell’elenco dei promossi all’esame di Calcolo, e cio’ rendeva finalmente possibile fissare la data della discussione della sua tesi. Una settimana dopo il suo incontro con Mariani e Franchi, Gianna fu fermata in un corridoio dell’Universita’ da Simone e Claudio, due studenti con i quali aveva studiato diverse volte. - Abbiamo notato che il tuo nome e’ riapparso nella lista dei promossi a Calcolo, – disse Simone. – Hanno ritrovato il verbale, – rispose lei, dissimulando l’imbarazzo. Simone sorrise, scambiando uno sguardo con Claudio. – Ne dubito, – disse. – Abbiamo noi il tuo verbale, insieme ai nostri e a tutti quelli degli altri che hanno dato l’esame quel giorno. Gianna scosse il capo, stupita. – Avete rubato i verbali? - Esatto. Ma il tuo e’ riapparso. – Lo sguardo di Simone scese al seno di Gianna. – E credo di sapere cosa possa aver convinto il Mariani a rifarlo. - Cosa vuoi dire? – fece lei, arrossendo. Simone scosse il capo con disapprovazione. – Ti sei messa in un guaio, – le disse, – questo è il tipo di cose per cui si viene espulsi dall’università. E pensare che ti stavi quasi laureando. – Gianna lo guardò senza dir nulla. – Non puoi dimostrare nulla, – disse. - Davvero? – rispose Simone. – Se qualcuno ritrovasse i verbali originali, verrebbero consegnati al rettore. Cosa penserebbe del tuo doppio verbale, Gianna? La ragazza ammutoli’, abbassando lo sguardo. – Cosa… vuoi… per darmi quell’originale? – chiese, in un sussurro. - Oh, molte cose, – fece Simone, sogghignando. – Se farai la brava e obbedirai agli ordini miei e di Claudio, la cosa non verra’ mai fuori, e ti ridaremo il verbale. - Io non… – cerco’ di protestare lei, ma Simone non la lascio’ finire. – Seguici, – disse. I due ragazzi si avviarono per il corridoio. Gianna esito’ un istante, ma sapeva di non avere scelta. Li segui’ verso un’ala dell’Universita’ di recente costruzione, in cui non si tenevano ancora corsi. I due entrarono nel bagno degli uomini, facendole cenno di entrare anche lei. Non appena furono dentro, Simone chiuse la porta a chiave, e si volto’ verso Gianna. - Quelle tettone me lo fanno diventare sempre duro, Gianna, – disse freddamente, – ma tu le nascondi troppo. Scopriti le poppe, ora. O domani il tuo verbale sara’ sulla scrivania del rettore. La ragazza arrossi’. Inizio’ a slacciarsi i bottoni. Come era successo nell’ufficio del Mariani e del Franchi, dovette aprirsi la camicetta e tirare fuori i grossi seni dalle coppe del reggiseno. I due ragazzi fecero un mugolio di approvazione. – Ci sara’ molto da divertirsi, – disse Claudio. Gianna fece per coprirsi, ma Simone la fermo’, facendo cenno di no col dito. - D’ora in poi, – disse Simone, – dovrai venire in universita’ senza reggiseno. Indosserai camicie o magliette bianche. Voglio che tutti abbiano modo di vedere bene queste belle tettone. – Accarezzo’ la guancia di Gianna, che ascoltava in silenzio, gli occhi bassi, umidi di lacrime. – Se ti sorprenderò in università vestita in qualche altro modo, sarà la tua fine. E’ tutto chiaro, puttana? Gianna tremava. Annuì debolmente. - Molto bene. Ora, ci sono alcune regole che sarai tenuta a rispettare, altrimenti il nostro accordo cadra’. Come prima cosa, quando sei sola con me o Claudio non devi mai indossare mutandine. E’ chiaro? Gianna annui’. Simone annui’. – Bene. Toglile subito, allora. Le mani tremanti di Gianna andarono alla zip dei suoi jeans, slacciandola lentamente. Simone e Claudio, mentre la guardavano spogliarsi, si slacciarono i pantaloni a loro volta, tirando fuori i membri e iniziando a masturbarsi lentamente, per meglio godersi lo spettacolo. Gianna, tenendo gli occhi bassi, dovette togliersi scarpe e jeans. - Ti vergogni, eh? – la stuzzico’ Simone. – Via le mutandine, puttana. Gianna obbedi’, lasciando scivolare le mutandine nere a terra, e sfilandosele. - Avvicinati, – le ordino’ quindi Simone. Gianna obbedi’. Le mani dei due ricattatori iniziarono ad accarezzarle e stringerle i seni. – Hai delle tette veramente molto grosse, – disse Simone. – E una bella fica nuda a nostra totale disposizione, – continuo’ Claudio, palpandola fra le cosce. Lei non osava reagire, tremando e piangendo in silenzio per l’umiliazione. Ebbe un leggero sussulto, e gemette debolmente, quando Claudio le infilo’ il dito medio nella fessura.