Gianna annui’ disperatamente, temendo una nuova cinghiata sui seni doloranti. Simone annui’, e fece un altro cenno a Carlo, che torno’ a occuparsi delle natiche della ragazza. - Secondo, qualunque ordine tu riceva, devi rispondere “si, padrone”. Gianna annui’ ancora. - Bene, – disse Simone. Gianna si rese conto con sollievo che le regole erano gia’ finite. Poche, ma terribili, perche’ preannunciavano l’inferno per lei. Carlo smise di colpirle le natiche. - Oggi pomeriggio, – continuo’ Simone, – starai qui, su questo sgabello, e scoperai questo coso, lentamente, tutto il giorno. La’ sulla parete c’e’ un orologio. Vogliamo che tu abbia almeno un orgasmo ogni ora. Gianna annui’ ancora, fra le lacrime. - Durante il giorno, avrai numerose visite. In particolare, verranno molti uomini. Quello che faranno questi uomini sara’ toglierti il bavaglio e scoparti la bocca. Noi controlleremo da quelle telecamere. Vogliamo che tu implori ciascuno di questi visitatori di farti bere la sua sborra, e che ti impegni a succhiarli come se bere la loro sborra fosse la cosa che desideri di piu’ al mondo. Questo sara’ abbastanza vero, perche’ per ognuno di loro che esce da questa stanza senza essere venuto, ti verra’ chiesto di fare un pompino a uno dei maiali di Carlo per compensare. Gianna spalanco’ gli occhi, scuotendo il capo e gemendo. Simone le si avvicino’, portandosi dietro di lei. Le allargo’ le natiche con calma, e le infilo’ un dito, bruscamente, nell’ano, sussurrandole nell’orecchio: – si, puttana, sto parlando di veri maiali a quattro zampe. Ne farai sborrare uno per ogni uomo che esce di qui insoddisfatto. Crudelmente, piego’ il dito a gancio nell’ano di Gianna, e tiro’ verso l’alto. Gianna gemette di dolore. Simone sfilo’ il dito, le scosto’ il bavaglio, e glielo mise in bocca. La fanciulla, terrorizzata dalle minacce che aveva subito, lo succhio docilmente, ripulendolo con cura nonostante l’acre sapore.