Il padrone ordina di contare le frustate

Quindi, l’uomo si slaccio’ i pantaloni. – Prendimelo in mano e massaggiamelo mentre ti do la seconda razione, puttana. -
Gianna allungo’ una mano timorosa, infilandola nella patta di Romano e prendendo il suo membro in mano. Inizio’ a massaggiarlo suo malgrado mentre Romano afferrava, questa volta, entrambe le mollette. Mentre la mano di Gianna gli dava piacere, inizio’ a colpire entrambi i seni della ragazza con il righello. Si chino’ verso la ragazza e la bacio’, costringendola ad aprire la bocca. Gianna, obbediente, succhio’ e lecco’ la lingua dell’uomo fra i gemiti che il righello le strappava colpendo la sua morbida carne nuda. Mentre la colpiva, Romano tirava le mollette, tormentando i capezzoli di Gianna.
Quando Romano ebbe sfogato i suoi sadici istinti sui seni della ragazza, si chino’, e le sollevo’ la gonna, scoprendo le natiche nude di Gianna. – Aprila bene, – le ordino’. Lei cerco’ di compiacerlo, divaricando le cosce e lasciando che lui la toccasse le introducesse due dita dentro. Mentre la penetrava con le dita, Romano lecco’ il volto di Gianna. – Adesso e’ il momento di punire le tue grasse chiappe da scrofa, – le disse. – Spingile bene in fuori.
Gianna chino’ il busto in avanti, sporgendo le natiche nude verso il suo tormentatore. Romano le accarezzo’ con calma, quindi prese altre quattro mollette. Pizzico’ la carne di Gianna e appese le mollette, due su ogni natica. Quindi, prese nuovamente il righello. – Ora conta ad alta voce, – le ordino’, mostrandole il righello. – La supplico… – gemette Gianna, invano. Romano si piazzo’ dietro di lei e le inflisse un primo violento colpo. Gianna lancio’ un gemito di dolore. – U… uno… – mormoro’ poi. – La prego… non merito questo… -
- Meriti questo e molto di piu’, puttana, non siamo che all’inizio.
Un nuovo colpo. – Due… – gemette flebilmente lei. Ancora… piu’ forte. Quando Gianna arrivo’ a contare “dieci”, le sue natiche erano arrossate e segnate dai colpi, e la ragazza piangeva. Romano non era ancora soddisfatto. – Apri le chiappe, – le disse. Gianna, tremando, si prese le natiche e le apri’. Fra i singhiozzi, tentatava ancora di implorare Romano. L’uomo sorrise e le accarezzo’ l’ano con la punta dell’indice. Quindi, inflisse tre colpi di righello direttamente sul delicato, intimo buco della sua vittima.
Fatto questo, l’uomo ripose il righello e si mise a palpare e pizzicare le natiche doloranti della studentessa. Gianna, desiderosa di compiacerlo per evitare ulteriori punizioni, chiuse gli occhi per l’umiliazione e prese a ruotare lievemente il bacino per consentire a Romano di palparla meglio. – La prego… padrone… – mormoro’, – saro’ buona… non faro’ altri errori… la prego… smetta di punirmi.

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