Una settimana dopo l’incontro con Franco, Gianna stava recandosi nuovamente da Romano, vestita, come sempre, in modo abbastanza provocante. Portava una gonna al ginocchio e un top aderente, entrambi color crema, autoreggenti color carne, e tacchi alti. Non indossava intimo e, come sempre, riceveva molti sguardi dagli uomini che incontrava per strada. L’imbarazzo era aumentato da qualcosa che solo Gianna sapeva: Romano le aveva ordinato di applicarsi uno strato di rossetto su capezzoli e grandi labbra. Il colore rosso vivo dei capezzoli li rendeva ancora piu’ chiaramente visibili attraverso il sottile tessuto del top. Quel giorno, una caduta di tensione provoco’ un blocco totale della metropolitana. Gianna si trovo’ costretta a usufruire dei mezzi di superficie, e arrivo’ all’appartamento di Simone con mezz’ora di ritardo. Quando Romano si presento’ alla porta, e fece entrare Gianna, la ragazza cerco’ subito di scusarsi, iniziando a spiegare cio’ che era accaduto. Romano chiuse la porta e la colpi’ con un violento ceffone. - Non mi interessano le tue stupide scuse, – le disse, severamente. La guardo’ con calma. – Sei molto in ritardo, e sai quanto me che questo genere di cose deve essere punito, e punito severamente. L’uomo la spinse contro la parete, facendola stare in piedi rivolta alla parete stessa. La ragazza si appoggio’ al muro con le mani, e Romano inizio’ a palparle e schiaffeggiarle seni e natiche attraverso i vestiti. – Immagino che tu abbia preso dei mezzi molto affollati, quando sei uscita dal metro’. - Si… signore – mormoro’ lei, gemendo per ciascuno dei colpi che Romano infliggeva alle sue natiche e ai suoi seni. - E sono certo che ti piaceva sentire tutti quegli uomini che si arrapavano vedendo una simile vacca sull’autobus. Scommetto che ti si strusciavano sulle poppe, sul culo e sulla fica. E che ti piaceva. Vero? - N… no… – disse lei debolmente, ma Romano la colpi’ con un nuovo ceffone in pieno volto. - Non raccontarmi stronzate, – le disse. – Ti piaceva? Gianna singhiozzo’. – Si… signore… mi piaceva… Romano sorrise. – Certo. Ora sarai punita per essere la grossa vacca arrapante che sei. Le tue poppe, il tuo culo e la tua fica verranno puniti. – Fece girare Gianna verso di se, e porto’ le mani ai seni di lei, strizzandoli attraverso la maglietta. – Comincero’ dalle tue poppe. – Lentamente, prese a slacciarle i bottoncini del top. – C’e’ bisogno che ti leghi, o farai la brava e accetterai tutto quello che ho intenzione di fare a queste grosse, oscene mammelle.