La mano di Romano si sposto’ fra le cosce della ragazza indifesa,
schiaffeggiandole la vagina nuda ed esposta ripetutamente. Poi Romano
ricomincio’ a colpire metodicamente i grossi seni della studentessa,
che presto mostrarono i segni del trattamento che stavano subendo.
L’erezione di Romano era ormai piu’ che evidente, nonostante l’uomo
indossasse ancora i calzoni. Gianna si rese conto che presto sarebbe
stata costretta a soddisfarlo. Romano continuo’ a schiaffeggiarle i
seni finche’ non furono arrossati quanto le natiche della ragazza, e
poi scese dal divano, slacciandosi i pantaloni.
– Ora, puttana, mi dimostrerai quanto ti e’ piaciuto essere picchiata.
Spalanca le gambe, sollevando le ginocchia.
Gianna, suo malgrado, sollevo’ le ginocchia e divarico’ le gambe piu’
che poteva. La sua vagina non poteva essere piu’ oscenamente esposta.
Romano la fisso’ per alcuni istanti e poi le si avvicino’, tirandolo
fuori. – Adesso, puttana, voglio che tiri fuori le mani e ti masturbi
fino a venire. Non cercare di simulare… se mi accorgo che stai
fingendo di frustero’ quella ficona da vacca con la cinghia. Ti
masturberai fino a venire, e lo farai tenendo in bocca il cazzo
dell’uomo che ti ha appena gonfiato le poppe di schiaffi.
Cosi’ dicendo, Romano infilo’ il membro, gonfio e duro, fra le labbra
invitanti di Gianna. La ragazza tiro’ fuori le mani da dietro la
schiena e, suo malgrado, inizio’ a toccarsi. Si strofino’ la fessura,
aprendola poi delicatamente. Inizio’ a penetrarsi con un dito, mentre
il palmo della mano spingeva sul clitoride. Romano la guardava, il
membro ben piantato nella bocca della ragazza, muovendo il bacino
lentamente, di quando in quando, per assaporare il calore piacevole
della bocca di Gianna.
Gianna continuo’ a toccarsi, penetrarsi, strofinarsi, la vagina
aperta. Le parole che Romano aveva usato per descriverla – maiala,
vacca, troia – sembravano perfettamente appropriate al modo in cui
stava esponendo il proprio sesso al vecchio vizioso, che la osservava
masturbarsi mentre scopava lentamente la sua bocca.
– Forza, puttana, sbrigati a venire, – le disse. – Appena sarai
venuta, lo zio Romano ti togliera’ il cazzo dalla bocca, te lo
infilera’ in quella grassa fica da maiala, e ti schizzera’ la sua
sborra calda fino in fondo.
Gianna comincio’ a gemere. Suo malgrado, stava per venire. Il suo
corpo ebbe un fremito, e inizio’ ad ansimare. Per un attimo fece per
abbassare le ginocchia, ma si trattenne, mentre il piacere la
scuoteva, un orgasmo intenso. Romano sorrise e si sposto’ su di lei,
sollevandole le ginocchia con le mani. La vagina bagnata della
studentessa era pronta e aperta. Lui la penetro’ in profondita’,
socchiudendo gli occhi per il piacere mentre a sua volta veniva,
abbondantemente, schizzando il proprio seme in violenti getti dentro
il corpo di Gianna. Afferro’ i seni nudi della ragazza, strizzandoli
mentre spingeva il membro a fondo. – Ti piace come ti sto riempiendo
la fica di sborra, vero dottoressa? – le disse. Gianna annui’, suo
malgrado. – Si… mi piace… – mormoro’. Romano le strizzo’ le tette
con maggiore violenza. – Ti piace cosa, Gianna, – insistette. -
Avere… la fica riempita di sborra… – disse lei. Si rese conto che
l’umiliazione e la sensazione del seme caldo dell’uomo dentro di se
stavano prolungando l’orgasmo a cui era stata costretta. Anche il modo
in cui Romano le strizzava i seni, per quanto doloroso, era, in
qualche modo, perversamente piacevole.
Romano sfilo’ il membro e scese dal divano. Indico’ il pavimento. – In
ginocchio qui, cagna vogliosa, – le disse. Gianna si asciugo’ le
lacrime e scivolo’ giu’ dal divano, inginocchiandosi di fronte
all’uomo che l’aveva appena violentata.
- Il mio cazzo va ripulito, ovviamente, – le disse, – ma avevi la fica
cosi’ spalancata che credo tu mi abbia bagnato anche le palle. Ora
voglio che spalanchi quella bocca e prendi sia il mio cazzo che le mie
palle. Sbrigati.