Quando Simone rientro’ dal suo viaggio all’estero, lui e Romano convocarono Gianna per un sabato mattina, dicendole che avrebbe passato il week-end con loro. Considerando che il fidanzato di Gianna era a militare, e non avrebbe avuto licenze quel finesettimana, trovare una scusa per i propri genitori non fu difficile per lei: disse che sarebbe andata in montagna con alcune amiche. A Gianna fu ordinato, per l’occasione, di indossare un vestitino corto e scarpe con i tacchi, senza mutandine ne’ reggiseno. Simone e Romano si presentarono alle undici, caricarono Gianna in macchina, e partirono. Gianna fu fatta sedere dietro, mentre Romano e Simone erano davanti. Le fu ordinato subito di togliersi le mutandine, allargare le cosce, e masturbarsi per tutto il viaggio, prima con le dita, poi con un grosso vibratore. Simone, che era alla guida, non cerco’ in alcun modo di proteggere Gianna dagli sguardi dei camionisti che li accostavano sulla tangenziale. Lasciarono la citta’ e si diressero in campagna, alla periferia di Monza. Prima di mezzogiorno giunsero a una grande fattoria, dove si fermarono. Quando scesero dall’auto, ad attenderli c’era un gruppo di persone, fra cui il padrone di casa, un contadino tarchiato e barbuto di nome Carlo. Questi fece qualche commento su Gianna, chiamandola “bella maialina”, e disse che non vedeva l’ora di vederla al lavoro. Quindi, li fece entrare. Carlo e Simone condussero Gianna in una camera senza finestre, nel seminterrato, portando con loro una grossa borsa da viaggio. Al centro della stanza c’era uno sgabello sul quale era stato montato un grosso fallo di lattice rosa, inclinato di circa sessanta gradi in avanti. Gianna vide quell’enorme oggetto e rabbrividi’. Simone chiuse la porta alle sue spalle, dando un giro di chiave, quindi si volto’ verso Gianna. – Allora, vacca, – le disse, – ora ti spiegheremo cosa ci aspettiamo da te. Con calma, Simone apri’ la borsa e ne trasse un paio di calze nere e un reggicalze, che getto’ per terra ai piedi della ragazza. – Prima di tutto, indossa queste, e rimettiti le scarpe. Arrossendo, Gianna prese gli indumenti dal pavimento. Timidamente, si volse di spalle ai due uomini, e indosso’ il reggicalze. Nel farlo, non riusci’ a evitare di mostrare, per un breve istante, le natiche nude. – Un bel culone da frusta, – commento’ Carlo. I due uomini risero, mentre Gianna indossava le calze, per poi rimettersi le scarpe con i tacchi. - Ora girati, – le disse Simone. Dalla borsa, prese il collare borchiato che Romano le aveva fatto indossare pochi giorni prima. Si avvicino’ alla ragazza e glielo allaccio’ al collo. Gianna rabbrividi’. Si accorse che, per qualche motivo, al collare erano stati fissati diversi anelli di metallo.