schiava impalata su fallo di lattice

Simone le accarezzo’ il volto. – Oggi pomeriggio resterai in questa stanza, – le disse. Le indico’ un angolo del soffitto, dove era stata fissata una telecamera. – Quella servira’ per tenerti d’occhio e assicurarci che ti attieni agli ordini che ti verranno dati. Ora, Gianna, inginocchiati di fronte a quello sgabello.
La ragazza, arrossendo nuovamente, obbedi’, mettendosi in ginocchio. Il fallo di plastica, da quella prospettiva, appariva ancora piu’ enorme e osceno.
- Fra poco dovrai prendere quell’affare nella fica, – le disse Simone, – percio’, per il tuo bene, ora voglio che lo succhi e lo lecchi. La tua saliva servira’, per quanto possibile, da lubrificante.
Gianna, suo malgrado, si chino’ in avanti, e prese la punta del grosso membro di lattice in bocca. Con difficolta’, fece scivolare le labbra giu’ lungo l’asta. L’oggetto era cosi’ grosso che le riempiva effettivamente la bocca. Inizio’ a succhiarlo e leccarlo, cercando di bagnarlo di saliva come poteva. I due uomini, osservando quella splendida ragazza inginocchiata a succhiare l’osceno oggetto, iniziarono a massaggiarsi attraverso i pantaloni. Era un bello spettacolo, ma nulla in confronto a quanto sarebbe seguito.
- Basta cosi’, – disse infine Simone. – Ora alzati, e sieditici sopra. Sai dove lo devi prendere.
Gianna si alzo’, tremando. Si mise di spalle allo sgabello e inizio’ a chinarsi, posizionandolo, suo malgrado, contro la sua fessura. L’oggetto era molto grosso. Senti’ che il grosso glande entrava dolorosamente nella sua vagina. Trattenendo le lacrime, cerco’ di ruotare il bacino per aiutare la dolorosa penetrazione. Simone e Carlo le si avvicinarono.
- Non abbiamo tutto il giorno, – disse Simone, che era dietro di lei, prendendole le mani e trattenendogliele dietro la schiena. Carlo si fece di fronte a lei e la prese per i seni, con una stretta crudele, iniziando a spingerla verso il basso. Gianna gemette di dolore mentre l’enorme fallo si faceva strada dentro di lei. Carlo la spinse giu’ finche’ meta’ dell’oggetto fu penetrato. Quindi, i due la afferrarono insieme e iniziarono a costringerla a muoversi su e giu’ sull’asta di lattice. A ogni spinta verso il basso, l’oggetto guadagnava qualche centimetro, strappando nuovi gemiti di dolore alla ragazza. Infine, riuscirono a farglielo prendere tutto. Gianna senti’ la superficie dello sgabello contro le natiche nude. Non aveva mai preso nulla cosi’ in profondita’. Il suo volto era gia’ rigato di lacrime. Riprese fiato lentamente, mentre i due allentavano la presa.
Carlo le tiro’ su la gonna fino ai fianchi, esponendo le cosce e le natiche della ragazza, e la vagina aperta intorno all’osceno cilindro. Simone non le aveva ancora lasciato le mani, e gliele lego’ dietro la schiena con un sottile spago. Gianna si rese conto che, impalata in quel modo, era rivolta direttamente verso la telecamera nell’angolo.

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