schiava lecca le scarpe del padrone

– Si… signore, – mormoro’ Gianna, rabbrividendo. Non sapeva chi fosse esattamente l’uomo che aveva di fronte, ma dal modo in cui parlava, la ragazza aveva la sensazione che quello che stava dicendo fosse vero.
- Metti l’ultima molletta, – le disse lui, lasciandole il clitoride.
Gianna esito’, ma lo sguardo di Marchi era troppo autoritario perche’ lei potesse trovare il coraggio di fingere di non capire. Prese la molletta dal grembiule. Umiliata, si apri’ la vagina con una mano, dischiudendo le grandi labbra, e applico’ la molletta al clitoride. Il dolore le strappo’ un nuovo gemito.
- Mettiti in ginocchio, – le ordino’ quindi il Marchi. Gianna si inginocchio’ di fronte all’uomo, tenendo le cosce divaricate. – Metti le mani dietro la schiena. – Ancora, Gianna obbedi’. Lui le mise una mano dietro il capo, spingendolo verso di se’. Le spinse il volto contro il proprio membro. Attraverso la vestaglia di seta, Gianna lo senti’ duro, grosso, contro la propria guancia. – Questo e’ il motivo per cui una serva viene umiliata e
torturata, – le disse il Marchi. – Per farlo diventare duro al suo padrone. Ti piace sentire il cazzo del tuo padrone cosi’ duro, vero?
- Si… signore… – mormoro’ lei, le parole in parte soffocate dalla vestaglia contro cui il Marchi le premeva il viso.
- So cosa ti piace fare a un cazzo cosi’ duro, – le disse lui. Le spinse la testa dentro la giacca da camera, scostandone un lembo. La paura di non compiacerlo abbastanza spinse Gianna a servirlo nel modo piu’ sensuale che poteva. Bacio’ il lungo membro eretto, lo scroto, e prese a leccarlo. La lingua morbida e calda della fanciulla risali’ lungo il membro, soffermandosi sul glande, leccandolo con cura. Quindi, Gianna lo lascio’ scivolare in bocca, succhiandolo e accarezzandolo con la lingua piu’ dolcemente di quanto avesse mai
fatto con il proprio fidanzato. Il membro del Marchi le riempiva la bocca.
Il Marchi la lascio’ fare per un po’, tornando a sorseggiare il proprio bicchiere. Quindi, le mise di nuovo la mano sul capo, trattenendolo il capo. Gianna rimase immobile, con la bocca chiusa attorno al membro del Marchi. Senza dir nulla, il Marchi inizio’ a orinarle in bocca. La ragazza non reagi’, cominciando a deglutire rapidamente il disgustoso liquido. Quando il flusso termino’, il Marchi la fece scostare.
- Aprilo, – le disse, indicandole un mobiletto di legno accanto al divano. Senza alzarsi, la ragazza si volse e apri’ le antine di legno del mobile. C’erano tre paia di scarpe. – Le scarpe nere si sono sporcate di fango quando sono arrivato qui. Tirale fuori e puliscile.

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