schiava puttana

Gianna rabbrividi’, sentendo le mani dell’uomo sfiorarle i seni mentre lui la spogliava. – No, signore… – mormoro’, – la prego, non mi leghi…
- Va bene, – disse Romano, aprendole la maglietta e scoprendo il seno della ragazza. Inizio’ a palparlo con gusto. – Non ti leghero’, ma solo finche’ farai la brava e accetterai la punizione che meriti.
- La prego… signore… – mormoro’ debolmente lei, – non mi faccia del male… io…
Lui sorrise, e le fece cenno di stare zitta. – Ti ho detto di non rompermi i coglioni con le tue stupide scuse. Se preferisci, possono iniziare dalla tua fica o dalle tue chiappe. Vuoi che inizi a torturarti dalla fica? – Gianna esitò, con le lacrime agli occhi. – No, signore… – mormorò. Romano annuì. – Allora slacciati del tutto la maglietta, scopriti bene le poppe, e metti le mani dietro la schiena, schiava, – le ordinò.
- Sì, signore, – disse Gianna, slacciandosi gli ultimi bottoni, e tirandosi fuori i seni dalla maglietta. Romano la guardo’, verificando che si fosse dipinta i capezzoli di rossetto. – Il fatto che tu sia stata una brava vacca e ti sia dipinta capezzoli e fica non ti servira’ a evitare la tua giusta punizione.
Romano aprì un cassetto, e ne trasse due robusti elastici. Passò uno degli elastici attorno a una mammella di Gianna; la ragazza gemette e rabbrividì. Romano sistemò l’elastico in modo che strizzasse bene la carne della schiava, e lo lasciò. Quindi, passò l’altro elastico attorno all’altra mammella di Gianna. – Ti fanno male? – le disse, palpandola. I seni carnosi di Gianna erano ancora piu’ morbidi, compressi alla base dagli elastici.
- Sì, signore… – mormorò Gianna. – mi fanno male…
Romano sorrise, baciandola. – E lo sai che me lo fai diventare tanto tanto duro quanto ti faccio soffrire le poppe, vero? – le sussurro’. Gianna arrossi’. – Si… signore… – mormoro’. Romano sorrise ancora, colpendole le mammelle con forti pacche, prima la sinistra e poi la destra. La ragazza gemette per quelle improvvise scossa di dolore. – Sei una popputa puttana, tesoro? – disse Romano. – Dimmelo.
- Sì, signore, – mormorò Gianna, suo malgrado – io… sono… una popputa puttana, signore.
Romano la guardo’ con un ghigno crudele, aprendo un cassetto di una credenza e prendendone una manciata di mollette di metallo. Erano mollette di tipo “alligatore”, dentate. Romano inizio’ ad accarezzare i capezzoli di Gianna lentamente, delicatamente, fissando la ragazza negli occhi. – Fammeli sentire belli duri, – le sussurro’, – sara’ molto piu’ eccitante punirli

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