schiava troia beve sborra

Infine Claudio trovo’ una maglietta, anch’essa probabilmente di diversi anni prima. Quindi, volse lo sguardo alla fanciulla inginocchiata, osservandola con un ghigno di piacere mentre lei faceva scivolare la bocca sul suo membro. – Questo sara’ il tuo abbigliamento per le ripetizioni di oggi, professoressa, – le disse. Guardo’ l’orologio. – Dovrebbe essere qui fra dieci minuti, ma so che hai troppa voglia per aspettare. Comincia a mettere le calze e la maglietta, ma sbrigati, ho voglia di leccare a fondo la fica di una troia.
Gianna si sedette sul pavimento e infilo’ le autoreggenti. Quindi, prese la vecchia maglietta scelta da Claudio, e la indosso’ con difficolta’. Era semplicemente scandalosa. Era almeno due taglie troppo piccola, inadatta a contenere le grosse mammelle della studentessa. La scollatura, gia’ ampia, veniva ulteriormente tirata dalle forme piene della ragazza: lasciava in vista una buona meta’ dei suoi seni, arrivando a coprirla fino a non piu’ di un paio di centimetri sopra i capezzoli, che disegnavano due cerchi scuri, ben visibili, sotto il sottile tessuto di cotone. Gianna si rese conto che Davide stava per arrivare e arrossi’ di vergogna al pensiero.
Claudio la prese per i capelli e la spinse verso la scrivania. – Siediti qui sopra. Voglio vederti a cosce spalancate.
Lei si sedette sul piano della scrivania e divarico’ le gambe. Claudio si sedette sulla sedia di Gianna, di fronte alla vagina aperta della ragazza. Si chino’ avanti e inizio’ a leccarla lentamente. Gianna si appoggiava con le mani alla scrivania e non poteva far altro che lasciare che il ragazzo gustasse la sua vagina in quel modo osceno. La lingua di Claudio scivolava sul suo sesso in lunghi, lenti movimenti, da un’estremita’ all’altra della fessura. Mentre la leccava, Claudio alzo’ le mani ai seni di lei e prese a strizzarli, anche questo lentamente, dalla base ai capezzoli, tirandoli e premendoli come se la mungesse. – Dimmi che sei una cagna che beve la sborra, – le disse. Gianna non pote’ piu’ trattenere le lacrime, ma mormoro’: – sono… una cagna che beve la sborra. Gianna si rese conto che, inevitabilmente, si stava bagnando, e i suoi capezzoli si stavano indurendo. Era questo che Claudio voleva. Continuo’ finche’ la vagina di Gianna non fu cosi’ lubrificata che la lingua del ragazzo ci scivolava dentro, involontariamente, a ogni leccata. Quindi si ritrasse, lasciando Gianna arrossata e leggermente ansimante.

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