strizzare i capezzoli della schiava

Gianna aveva slacciato tutti i bottoncini. L’apertura nel vestito rivelava la parte inferiore dei seni nudi di Gianna. Il Marchi le accarezzo’ quel tratto di pelle nuda con un dito. – Sei veramente molto grossa, – le disse, con il suo tono freddo. – Non mi dispiacerebbe usarti di nuovo, un giorno, quando sarai incinta. – Lentamente, infilo’ il dito nel vestito, accarezzandole i capezzoli. Quel contatto fece rabbrividire Gianna, che senti’ i capezzoli indurirsi alle carezze del Marchi. – Prevedete di avere dei bambini?
- Noi… si… signore – mormoro’ Gianna.
- Una volta laureata, potrei assumerti in una delle mie societa’, a uno stipendio doppio rispetto a quello di tuo marito, – disse il Marchi. – Slacciane ancora due.
Gianna porto’ le mani al vestitino, slacciando altri due bottoni. Il Marchi scosto’ delicatamente i lembi del vestito, introducendo una mano dentro di esso, e prendendo i seni di Gianna, palpando la giovane carne lentamente. Gianna rabbrividi’, continuando a fissarlo. Le mani del Marchi erano calde, forti. La ragazza senti’ i suoi capezzoli che si indurivano al contatto con il suo palmo e le sue dita. – Poi, durante il periodo di maternita’, quando tuo marito sara’ al lavoro e tu sarai sola in casa, potrei scoparti da dietro mentre allatti. L’ho fatto con due mogli di miei dipendenti, e hanno goduto come cagne. Sono certo che per te sarebbe lo stesso.
Gianna arrossi’ ancora, senza osare replicare. Il Marchi le scosto’ di piu’ il vestito, prima da una parte e poi dall’altra, guardandole i capezzoli. – Sono molto gonfi, – le disse. – Dovresti avere alcune mollette nella tasca del grembiule. Prendine due.
Gianna prese le mollette, e torno’ a guardare il suo padrone.
- Forza, mettile, – le disse lui, semplicemente, ritraendo le mani dai seni di Gianna. Lei sapeva cosa l’uomo intendesse. Tremando leggermente, applico’ la prima molletta al proprio capezzolo destro. Lui la guardava in silenzio. La ragazza ebbe un’espressione di dolore quando rilascio’ la molletta, e senti’ il morso sul capezzolo eretto. Senza osare dir nulla o esitare, applico’ la seconda molletta al proprio capezzolo sinistro.
Il Marchi prese le mollette. Sempre fissandola, prese a giocherellarci, tirandole, torcendole, lentamente. Le prese fra indice e pollice, stringendole sui capezzoli sensibili della fanciulla. Gli occhi di lei si inumidirono, ma ancora una volta Gianna rimase in silenzio, accettando docilmente il dolore che il padrone le infliggeva.
Quindi, l’uomo abbasso’ lo sguardo al basso ventre di Gianna. – Apri di piu’, – le disse. Gianna divarico’ di piu’ le gambe, esponendosi a quell’uomo. Il Marchi fece scivolare un dito sulle grandi labbra della fanciulla. Il dito si sposto’ lungo la fessura, per poi scivolare dentro. – Sei bagnata, – le disse. – Sapevo che il dolore ti piace.

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