Tortura sui capezzoli

Gianna arrossì, gli occhi ludici di lacrime. Lentamente, si chinò. Mariani le sorrise, accarezzandole le labbra. – Mi dica che lo vuole in bocca, – le disse. – Gianna tremava; – io… lo voglio… – mormorò. Mariani le fece cenno di continuare, che non bastava. – Lo voglio… in bocca, – mormorò lei, in ginocchio di fronte al suo professore. Mariani sorrise e le carezzò una guancia.
- Sarà brava con la bocca, Gianna? Lo succhierà come si deve? Come una brava vacca da latte? – Gianna annuì ancora, con gli occhi pieni di lacrime.
Una lacrima rigò la guancia di Gianna mentre Mariani si slacciava i pantaloni e lo tirava fuori. Sentì che l’uomo la spingeva verso di sé, e chiuse gli occhi, accettando il membro di lui fra le labbra. Iniziò a succhiarlo. Mariani socchiuse gli occhi per il piacere che la bocca di Gianna gli procurava. – Accarezzalo con la lingua, – le disse, – e muovi la bocca lentamente lungo l’asta. Impegnati e ti darò un buon voto. -
Accarezzò i capelli di Gianna, mentre lei lo serviva docilmente. – E non tenere gli occhi chiusi, – le disse, – guardami. – La guardò con un sorriso perverso; – voglio che tu ti renda bene conto del fatto che lei sta succhiando il cazzo a un tuo professore, Gianna. -
Gianna obbedì, guardando l’uomo con gli occhi bagnati di lacrime mentre suo malgrado lo serviva. Mariani guardava il viso della ragazza mentre le labbra di lei scivolavano su e giù sul suo membro. – Gianna, sai che le ragazze che fanno queste cose per il loro interesse si chiamano puttane, vero? – le disse freddamente. I suoi occhi scivolarono sui seni di lei, poi la fissò di nuovo mentre lei suo malgrado annuiva.
- Sono certo che quelle tettone stanno molto bene su una puttana.
In quel momento bussarono alla porta; Gianna ebbe un moto di paura, ma Mariani la trattenne, impedendole di smettere di servirlo. – Avanti, Franchi, – disse. La porta si aprì, ed entrò l’assistente di Mariani.
- Mi raccomando, Franchi, – disse Mariani, – non mi distragga questa diligente alunna. Più tardi Gianna verrà anche nel suo ufficio.
Socchiuse gli occhi, sentendo di stare per raggiungere il piacere. – Non smettere di guardarmi, – le disse; iniziò a scaricare il proprio seme nella bocca della fanciulla. – Fammi vedere come lo ingoi tutto. Non ne deve restare una goccia. -
Venne ancora, in due o tre abbondanti getti; Gianna, suo malgrado, dovette ingoiare lo sperma che le riempiva la bocca. Mariani sorrise, e sfilò il membro dalle labbra invitanti della fanciulla. Un filo di seme bagnò le labbra di Gianna. – Lecca il seme che resta, – le ordinò lui, – puliscimelo con la lingua. -
Gianna dovette sottostare a quella nuova umiliazione. Si leccò le labbra bagnate del liquore dell’uomo, quindi si avvicinò al membro di Mariani e fece scivolare la lingua, ripetutamente, sul glande dell’uomo, pulendolo.
Mariani sorrise, soddisfatto di quel primo servizio. – E ora alzati, – ordinò alla studentessa. Gianna lasciò il membro del professore, e si alzò. Mariani le guardò i bei seni nudi.
- Ora voglio la tua fica, – le disse. – Togliti pantaloni e mutandine, e sbrigati. – Anche Franchi si era spostato in modo da vedere i seni nudi di Gianna; i due professori la osservarono spogliarsi. Gianna si slacciò i jeans, e Mariani glieli abbassò fin sotto il ginocchio. Quindi, fece lo stesso con le mutandine della ragazza; le natiche e il pube di Gianna erano ora esposti agli occhi dei due viziosi.
- Mettiti contro la scrivania, e allarga queste belle cosce, – le ordinò Mariani. – La prego… – gemette Gianna, ma Mariani la guardò severamente. – Sono certo che non vuoi rovinare tutto proprio adesso, – le disse. La ragazza scosse il capo.
- Lei è una bella ragazza, – le disse Franchi, – ci mostri la sua fica aperta, e lasci che il professor Mariani la usi come vuole.
- Si ricordi che le sto facendo un piacere, – disse Mariani, rincarando la dose. – Dubito che una vacca con simili tettone possa avere abbastanza cervello per fare carriera in università. Un professore che usa la sua fica è una grande opportunità per lei.
Gianna ormai piangeva decisamente; suo malgrado, si appoggiò con le natiche contro la scrivania e, sfilando il piede destro dagli indumenti scivolati alle sue caviglie, divaricò le cosce, preparando la sua deliziosa fessura per la penetrazione. Mariani le si avvicinò, e lo infilò lentamente dentro di lei. Le prese i seni, iniziando a palparli mentre godeva la fica di Gianna.
- Sono stato buono, – le disse, leccandole il lobo dell’orecchio, – avrei potuto anche fotterti nel culo, lo sai?
Iniziò a muoversi lentamente dentro e fuori l’apertura della fanciulla. Franchi osservava sorridendo; le lacrime di Gianna e lo spettacolo di Mariani che la godeva lo eccitava, facendogli pregustare ciò che lui stesso avrebbe fatto con la sottomessa studentessa.
Finalmente, Mariani venne; Gianna chiuse gli occhi, umiliata, sentendo il caldo liquore dell’uomo dentro di sé. Mariani spruzzò abbondantemente, poi lo sfilò. Lo strusciò contro le cosce di Gianna per pulirselo. Quindi, si riallacciò i pantaloni.
- Brava, Gianna – le disse. – È un piacere fare affari con puttane attraenti come te. Ora rivestiti, e vai a lavarti bene. Quindi, ti recherai nell’ufficio di Franchi, e obbedirai a ogni suo ordine. Mi sono spiegato? -
- Sì, signore, – mormorò la fanciulla.
- Molto bene, – disse Franchi, lasciandola. – Si sbrighi, signorina. – Gianna si alzò dalla posizione in cui aveva subito le voglie del Mariani, si tirò su le mutandine e i jeans e si allacciò la camicetta. Si asciugò le lacrime, tremando leggermente. – Andiamo, – disse quindi Franchi.

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