Ho conosciuto Ugo quando aveva già 21 anni suonati. Viveva da solo con suo padre, che l’aveva allevato duramente e a cui fungeva da domestico. Mi attirò perché era grande e molto bene in carne, come piace a me. Al momento della mia prima esplorazione intima delle sue pudende, mi accorsi che le sue grandi natiche, che fuoriuscivano per metà dalle mutande, erano piene di lividi blu. Volevo parlarne con suo padre, ma lui rifiutò di netto, sostenendo che il modo in cui veniva educato gli andava benissimo, che un ragazzo deve essere molto rigorosamente controllato, punito alla minima trasgressione, e che se suo padre lo frustava era per il suo bene e se lo meritava. Aggiunse anche che se la cosa mi dava fastidio potevo anche andarmene.
Dopo sei mesi di fidanzamento, suo padre mi propose di andare a vivere con loro, e a partire da quel momento Ugo si ritrovò con due persone da servire. Suo padre gli imponeva molte regole e avevo notato che in cucina c’era una frusta, consumata da uso molto frequente. Ugo doveva fare tutto in casa, compresi i lavori pesanti, penosi, o sporchi.
Andava al supermercato e portava a casa da solo tutti i pacchetti, doveva portare su e giù dalle scale pesantissimi bidoni d’acqua (non c’era acqua corrente in casa), e lavare i piatti a mano. Faceva anche il bucato in cantina, a mano anche quello naturalmente, con una spazzola e sapone di Marsiglia, in ginocchio sul calcestruzzo in una penombra umida, tra ratti e ragni di cui aveva orrore. Se non lavorava abbastanza rapidamente, suo padre lo faceva piegare sul lavatoio, mani dietro la nuca, pantaloni alle caviglie (non portava mutande durante i lavori domestici), presentando il suo enorme didietro nudo alla punizione, e poi gli batteva le natiche con l’asse dei panni.
In casa lavava anche i pavimenti in marmo con una spazzola, in ginocchio. Suo padre veniva a ispezionare di tanto in tanto, cinghia alla mano. Appena lui lo vedeva arrivare, si abbassava i pantaloni e inarcava bene le natiche per farsele stimolare a suon di frustate rigorosamente applicate. Se sotto le cinghiate non lavorava abbastanza alacremente o non inarcava bene le natiche, suo padre prendeva la frusta. Una volta l’ho visto persino usare un pezzo di cavo elettrico con il quale l’ha frustato quasi a sangue, riempiendogli le natiche di vesciche violacee e gonfie. Per le punizioni più gravi, veniva generalmente frustato in cantina perché i vicini non sentissero le urla. Poi doveva anche togliere la cera dai parquets di due piani e delle scale, quindi doveva ri‑incerarli e ri-lucidarli. Se non splendevano abbastanza, doveva mettersi completamente nudo, a faccia in giù sul suo letto e culo in aria per ricevere la sua correzione con la frusta.
Un giorno, lavorando, Ugo aveva strappato la maglietta. Per essere un maschio, ha dei pettorali enormi, delle vere e proprie “tette”. Per punirlo, suo padre gli frustò le “tette” con una bacchetta, in ginocchio, mani sulla testa, spalle tirate indietro. Le poppe traballavano al ritmo dei colpi. Poi dovette afferrarseli per di sotto e presentare i suoi capezzoli induriti perché suo padre glieli bastonasse.
Una sera, mi ha detto che andava in garage per fumare una sigaretta di nascosto. Suo padre però l’ha sorpreso. Livido di rabbia, ha afferrato una cinghia d’alternatore da uno scaffale, gli ha ordinato di mettersi nudo e l’ha frustato a sangue con la cinghia dell’alternatore. Incapace di resistere al dolore tremendo, Ugo è crollato a terra e ha preso a contorcersi sul pavimento del garage per evitare i colpi che gli tagliavano le natiche e le cosce. Quando ha smesso di frustarlo, mi sono avvicinato a Ugo e ho notato che aveva il pistolino rigido e un rigagnolo di liquido pre-seminale che gli usciva dall’uretra (era in pigiama). Allora me lo sono portato a letto e gli ho ordinato di montarmi, mentre osservavo nello specchio il suo enorme culo segnato di rosso e di blu. Quando è venuto, l’ho sentito ringraziare sottovoce suo padre per averlo picchiato così forte e averlo punito del suo vizio … ciò che mi ha procurato un orgasmo violento.
La domenica, Ugo viene quasi sempre frustato sotto gli occhi dei parenti. Naturalmente è lui che serve a tavola, e la più piccola mancanza è punita. Deve portare la cinghia a suo padre, abbassarsi i pantaloni e le mutande e inginocchiarsi. Alla nonna piace moltissimo vedere suo nipote farsi frustare, e così pure alle sue cugine di 19 e di 25 anni, che ridono, lo prendono in giro con commenti estremamente umilianti sul suo deretano enorme e glabro, e inducono suo padre a continuare a frustarlo. Un’altra volta, è stato corretto dinanzi a me e alla sua ex per averle parlato con insolenza. Ugo ha dovuto abbassarsi i pantaloni e le mutande, e stendersi a pancia in giù su uno sgabello alto da bar, così che i piedi non toccassero il suolo. Poi suo padre l’ha picchiato a lungo con la frusta, mentre le sue gambe battevano l’aria invano. In seguito, Ugo ha dovuto chiedere perdono in ginocchio.
Viene regolarmente messo nell’angolo in corridoio di fianco alla porta d’entrata con le natiche all’aria. Un giorno, il fattore è entrato e si è ben rifatto gli occhi ammirando a lungo le grandi natiche rosso vivo di Ugo. Ha anche fatto osservazioni sui vantaggi di queste punizioni. Un’altra volta, suo padre ha fatto entrare una coppia di giovani che facevano del porta a porta: non credevano ai propri occhi, davanti allo spettacolo formidabile di questo ragazzo grasso completamente nudo, naso alla parete, mani sulla testa, che esibiva un paio di chiappe enormi frustate di fresco. Un’altra volta, per aver risposto male ai vicini, suo padre l’ha trascinato in cantina, l’ha fatto mettere nudo ordinandogli di piegarsi in avanti appoggiando le mani alle ginocchia e di sporgere bene in fuori le natiche. Quindi, afferrato un nerbo di bue, gli ha frustato il culo nudo di santa ragione. Gli sono rimasti i segni per una settimana!
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Adesso siamo sposati, e Ugo viene ancora quotidianamente picchiato da suo padre, da me e, per umiliarlo ancora di più, dal mio amante.