Quando Gianna si presentò in casa di Simone la volta successiva,
come previsto, ad aspettarla c’era solo Romano. – Ciao, puttana, – le
disse l’uomo, facendole cenno di entrare. Gianna seguì il vecchio in
salotto. L’uomo si sedette in poltrona, e si accese una sigaretta,
esaminando la ragazza con calma. Gianna aveva ricevuto da Romano,
attraverso l’e-mail di Simone, istruzioni circa come vestirsi.
Indossava una gonna sopra il ginocchio, aderente (era stato richiesto
che fosse almeno una taglia in meno rispetto alle sue misure), e una
camicia altrettanto stretta. Le era stato anche chiesto di indossare
scarpe con i tacchi. Le era stato concesso, comunque, di tenere gli
occhiali. Probabilmente, in qualche modo Romano li considerava
eccitanti. Le davano un’aria da studentessa per bene.
La ragazza rimase in nervosa attesa di ordini, in piedi di fronte
all’uomo seduto che la squadrava. Romano non diceva nulla. Quando il
silenzio divenne troppo imbarazzante, Gianna si fece coraggio. -
Devo… spogliarmi? – mormoro’.
Romano sorrise. – Non subito, = le disse, sorridendo. – Vieni qui.
Gianna si avvicinò all’uomo, che le sorrise, un sorriso crudele. Le
mise una mano sulle ginocchia, e la fece risalire lungo le cosce della
fanciulla, fino al sesso. Gianna, come da istruzioni, indossava un
tanga di pizzo. – Ho pensato molto a te, – le disse, – e specialmente
al tuo bel culone. E’ stato un vero piacere frustarlo, sai?
Gianna non oso’ rispondere, divaricando leggermente le gambe per dare
a quell’uomo odioso un piu’ agevole accesso a quello che stava
toccando. La mano dell’uomo inizio’ a massaggiarle lentamente la
fessura attraverso il tanga. – A te piace essere trattata in questo
modo, vero? Ti eccita sapere che posso frustarti quando voglio, e ti
eccita che io ti tocchi la fica senza che tu possa opporti… non e’
cosi’?
– Si… signore… – mormoro’.
– Girati e fammi vedere che ti togli il tanga come una brava bambina.
Gianna, arrossendo, si volto’, volgendo le spalle a Romano. In
silenzio, si sollevo’ la gonna fino a scoprirsi le natiche. Quindi, si
sfilo’ il tanga, lasciandolo cadere a terra, e si riabbasso’ la gonna.
Romano annui’. – Molto bene. Ora mettiti bocconi sulle mie ginocchia.
– Cosa… cosa vuole farmi? – mormorò Gianna.
– Obbedisci, puttana, – insistette Romano; – sai benissimo quello che
ti farò. – Gianna abbassò lo sguardo; gli occhi le si riempirono di
lacrime. Non poteva opporsi.