Inculata senza preservativo

L’uomo lascio’ che lei lo servisse, e intanto si sfilo’ la camicia.
Mentre lei succhiava, carponi sul letto, si chino’ in avanti per
palparle le natiche. Quindi, – sdraiata, adesso, – le ordino’, – e’ il
momento di usare la tua fica.
Gianna, obbediente, si sdraio’ supina. – Mostrami la tua fica ben
aperta, Gianna, e aprila con le mani per me.
La ragazza divarico’ obbediente le cosce, e, vincendo il proprio
pudore, si prese le grandi labbra, aprendole. Romano ghigno’
compiaciuto. – Quello che vedo e’ molto invitante, puttana, ma
ricordati che ho qui la cinghia pronta per te, – disse. – Sarebbe
molto eccitante prendere a cinghiate questa bella fichetta. Quindi
cerca di comportarti molto bene, adesso. Lo prenderai e lo prenderai
come si ti piacesse molto. Se penso che tu non stia facendo del tuo
meglio per compiacermi, lo tirero’ fuori subito e ti frustero’ la fica
fino a farti urlare di dolore.
Detto questo, l’uomo si sposto’ sul letto e, senza aggiungere nulla,
affondo’ il membro nella fessura che Gianna gli offriva. Gianna
gemette e inizio’ a rispondere alle spinte animalesche dell’uomo,
muovendo il bacino per permettergli di penetrarla piu’ a fondo. Per
farlo eccitare, mugolava di piacere, mentre nuove lacrime le rigavano
il volto. Romano palpava il giovane corpo della sua vittima, spingendo
sempre piu’ a fondo. Gianna senti’ la mano dell’uomo introdursi fra
le sue natiche, il dito dell’uomo stuzzicare il suo ano, e poi
penetrarlo. Gemette, cercando di rilassarsi per accettarlo nel modo
meno doloroso.
– Culona, – disse Romano, – Usa la bocca.
Gianna inizio’ a leccarle il collo dell’uomo, a baciarlo, a
rispondere ai baci di Romano con la lingua, mentre lui le introduceva
tutto il dito nello sfintere.
Romano continuo’ a scoparla in quel modo finche’ non fu vicino
all’orgasmo. Quindi, lo sfilo’, e si sposto’ a cavallo di Gianna,
portando il membro all’altezza dello splendido seno di lei. – Sono
certo che sai cosa voglio, – disse, – lo hai sicuramente fatto a tutti
i tuoi ragazzi. Datti da fare.
Gianna annui’, umiliata, e accetto’ il membro di Romano fra i seni.
Con le mani, strinse i seni attorno al membro dell’uomo, che inizio’ a
scoparli. Mentre faceva cio’, offri’ a Gianna il dito che le aveva
infilato nell’ano, costringendola a succhiarlo. Gianna accetto’ quel
ripugnante dovere mentre lui si godeva quel morbido, voluminoso seno.
Finalmente, Romano senti’ che stava venendo, e afferro’ Gianna per i
capelli, costringendola ad abbassare il volto verso il proprio membro,
affinche’ gli abbondanti e numerosi schizzi del suo sperma la
colpissero in pieno viso. – Apri la bocca, – le ordino’. Gianna
obbedi’, ricevendo diversi getti di sperma in bocca, e inghiottendo
per compiacere il suo tormentatore.
Quando Romano ebbe finito, si ripuli’ il membro sul pelo della vagina
della studentessa, scese dal letto, e fini’ di pulirselo nei capelli
di lei. Per pulirsi il dito che le aveva infilato nell’ano lo
introdusse prima nella vagina di Gianna, e poi lo strofino’ sul seno
della fanciulla. Terminato di ripulirsi, indico’ a Gianna il bagno.
– Puoi andare a lavarti. Lavati tutti i buchi. Quando uscirai dal
bagno, ci sara’ mio nipote qui, e sara’ il suo turno di usarti.
Gianna annui’ – Si… signore – mormoro’.
– Noi comunque ci rivedremo presto. Simone andra’ all’estero per due
settimane, e in questo periodo, ha stabilito che tu venga a trovarmi
tutti i giorni. E’ chiaro?
– Ma… io devo studiare… – mormoro’ lei.
Romano scosse il capo. Senza dir nulla, prese la cinghia che aveva
appoggiato per terra. Gianna rabbrividi’. – Cosa… no… – gemette.
- Te la sei cercata, – disse Romano. – Non voglio mai sentir parlare
dei tuoi problemi personali. Per questa volta, ti frustero’ sul culo.
La prossima volta sara’ la tua fica a pagare le conseguenze della tua
mancanza di rispetto. Girati, offrimi il culo.
Gianna si mise in ginocchio. – La… supplico… abbia pieta’…. -
disse, piangendo.
– Voglio vedere il tuo grosso culo pronto per la cinghia entro dieci
secondi, – disse Romano, – o ti frustero’ sulla fica.
Gianna smise di resistere. Singhiozzando, si mise in ginocchio, e si
piego’ in avanti, appoggiando il viso al letto. Le sue natiche, piene
e rotonde, erano di fronte a Romano. L’uomo brandi’ la cinghia e
inizio’ a colpirla con violenza. A ogni frustata, Gianna gemeva di
dolore, stringeva i pugni. La cinghia lasciava strisce rosse sulla sua
pelle delicata. Romano le inflisse dieci cinghiate.
– Pensi di avere imparato la lezione, puttana?
– S… si… signore… mi perdoni… – pianse lei.
– Vatti a lavare.
L’uomo aspetto’ che Gianna andasse nel bagno, e si rivesti’, uscendo 
dalla stanza.

Rispondi